Incubo
Di Rosa Bizzozzero (S. Maria Capua Vetere - CE)
Premio “ANTIGONE” 5^ edizione 2016
2^ classificata sez. tema libero - adulti
Era livido il cielo e fredda l'aria
sull'orlo incerto di un orrido profondo.
Impetuoso vento il corpo mi sferzava
e soffocava in gola un grido lacerante.
Ferivan gli occhi increduli, immagini sì crude
che cecità implorava l'anima mia piagata
Come gramigna su prato coltivato,
infestanti focolai con alte fiamme
l'aria riempivan di corpi fluttuanti
d'uomini e donne straziati e monchi.
Scorgevo bimbi laceri che chiedevan pane,
lacrime di mamme smunte su figli scheletriti
dolenti e disperate di averli partoriti.
Girovagar di giovani in cerca di speranze,
illusi ed ingannati da luride sostanze.
Orripilanti scene di mille e più violenze
rivolte a cancellar dagli occhi l'innocenza.
Lontano, intravedevo tra sinistre brume,
un mare scuro coprente cimiteri senza lumi,
dimore ultime di sogni senza aurore.
C'era un sole opaco che più non riscaldava,
ed una pioggia densa che il suolo non irrorava.
Terrorizzata e agnostica tentavo di fuggire
mentre vischiosa melma il piè mi tratteneva.
Ma, tra lamenti e grida di gente sconsolata,
più grande orror m'incussero le sordide risate
di chi in tal scenario, satollo , si allietava.
Un ribrezzo immenso allor provai
che mi balzò dal letto e ...mi svegliai.
Felicità mi prese del tempo mio sereno.
Ma solo un picco! sorso da quel soave calice
fu di ristoro al mio angosciante incubo.
Cruda, malvagia , maligna Verità
mi palesò, beffarda, spietata realtà
più atroce di quell'incubo, ove speranza c'era
di crederlo chimera con vita, forse, breve.
Si decompose l'anima, allora, nel dolore
e rotolai sul fondo dell'orrido profondo.
Da qui il Ciel pregai di mantenerla desta
perché con essa vigile, potevo ancor sperare.